Le Unioni dei Comuni hanno significato e trovano una loro utilità solo se i Comuni che le ponpongono credono in questo strumento e vogliono esserci. Se alcuni non sono motivati è meglio per tutti che non facciano parte dell’Unione. Questo deve essere il nostro punto di partenza. Il problema da cui voglio partire è proprio quello legato alla volontà di un comune. Questa la individuiamo tendenzialmente nella volontà dei suoi amministratori, ma tale assimilazione si basa su un preconcetto non ovvio, ossia il concetto di rappresentanza. Dove la cosiddetta opinione pubblica non ha, appunto, una opinione su un tema politico, l’amministratore non può fare altro che operare alla cieca, non necessariamente rappresentando la volontà dei cittadini, che sono il comune. San Lazzaro soffre proprio di questo problema: ovvero la mancanza di dibattito in merito nell’opinione pubblica. A dire il vero la situazione è anche peggiore, perché non manca solo l’opinione sulle possibili soluzioni del problema che si ha davati, ma manca proprio la conoscenza del problema (ossia di rispondere alla domanda “Cosa facciamo con l’Unione dei Comuni?”) Penso che se crediamo nella democrazia partecipativa, come suggerisce il nome del nostro partito, dobbiamo accollarci uno dei compiti, a parer mio centrale, che i padri costituenti ci hanno affidato, ossia dobbiamo riscoprire la vocazione pedagogica del partito. Il comune (inteso nel senso più ampio del termine) di San Lazzaro ha preso una decisione senza avere una volontà che la guidasse. Penso che con il Segretario Comunale e con il Segretario di Zona abbiamo avviato il giusto percorso. Facciamo formazione, capiamo di cosa si parla, poi facciamo politica, come si fa nel territorio, coinvolgendo i cittadini, per poter avere effettivamente una volontà che ci guidi verso il futuro, sia questo nell’Unione, fuori dall’Unione o un qualsiasi altro senso, ma non possiamo percorrere altra strada che non sia il coinvolgimento dei cittadini.