Troppo spesso, anche nelle riunioni di partito, le riflessioni sui bilanci delli partiti politici mancano dei fondamentali.
La politica costa, e anche tanto.
I partiti nello svolgimento della propria attività politica necessitano di staff tecnici a tempo pieno. Anche la sola candidatura delle liste alle elezioni prevede delle burocrazie difficilmente affrontabili da volontari. Vi sono poi responsabilità economiche e di rendicontazione. A questo aggiungiamo che, come per amministrare una città è necessario un sindaco retribuito a tempo pieno, anche per gestire e coordinare l’attività politica di un partito ad alti livello è necessario un impegno quotidiano, incompatibile con altri lavori. Le campagne elettorali costano. SI pensi che in linea di massima il budget per le campagne elettorali in valore assoluto coincide con il numero di abitanti: in un comune di 30’000 abitanti, una campagna elettorale efficace può costare circa 30’000€, in un comune di 60’000 abitanti una campagna elettorale costa 60’000€.
Tagliare i costi della politica significa dover trovare il miglior bilanciamento tra la spesa e la riduzione dell’azione politica. Parlare del finanziamento dei partiti significa parlare di democrazia. Il finanziamento pubblico ai partiti è un baluardo di democrazia.
Provate a pensare chi vincerebbe una campagna elettorale tra un candidato che ha un budget di 30’000€ e un un candidato che ha un budget di 5’000€. Se non c’è il finanziamento pubblico, i candidati o i partiti dovranno trovare un finanziamento privato. Il fallimento della democrazia nel finanziamento privato nasce dal fatto che questo non differisce dalla sponsorizzazione commerciale. Il privato che investe dei soldi in un partito vorrà poi dei favori dal partito finanziato, allo stesso modo potrà chiedere di essere interlocutore privilegiato.
Per queste ragioni è sempre più necessario ritornare ad un finanziamento pubblico, e ambire ad un finanziamento solo pubblico.